Martedì 04 Agosto 2020

L'occhio del tonno

di Patrizia Maiorca

Sono solita dire come basti anche solo guardare il mare per sentirsi aprire il petto in un respiro più ampio, per cancellare dal cuore almeno per un attimo ogni cruccio, ogni pensiero molesto.
Di quanto mare avremmo bisogno in questo momento!! E allora vi invito, cari amici "subbaqqui", apneisti, bombolari o snorkelisti che siate, a cercare una veduta di mare, ma non sul telefonino o in televisione. Vi invito ad aprire una finestra nella mente e, spulciando tra i ricordi di trovare una veduta di mare a voi cara: il vostro mare! o, vivendo in una città di mare e avendolo frequentato in tutte le maniere per una vita, ne ho tante sia di superficie che di profondità.
Oggi mi fa piacere condividere con voi non una veduta, ma un breve racconto di mare scritto ormai circa sei anni fa dopo un'immersione non in apnea stavolta, ma con autorespiratore.

"Tondo, verde-azzurro, mite e felice" Tutti questi aggettivi sono venuti in mente a me ed ai miei compagni di immersione, Graziella Basile e Peppe Canto, sabato scorso.
Costretti dal furibondo vento di libeccio che rende impraticabile il mare antistante Siracusa, la mia città, e avendo un'intensa voglia di provare le nuove macchinette fotografiche ci rechiamo nell'unico posto riparato della nostra costa, di fronte a quella insenatura che i vecchi marinai chiamavano Cala Cirasa (Cala Ciliegia) nella zona B dell'A.M.P. del Plemmirio.

Temiamo di trovare acqua densa e di colore verde scuro come capita, purtroppo talvolta, a causa della corrente di sbocco del Porto Grande e invece ... mare cristallino!
La sua "pelle" trasparente riporta fedelmente i colori del fondo: il verde acqua delle pozze di sabbia, il celeste degli scogli calcarei privi di vegetazione, l'azzurro di quelli ricoperti dal colore intenso della Posidonia.
Potremmo fare una fedele mappa dei fondali solo notando le differenti sfumature di colore sulla superficie. E allora ... presto ... vestizione, muta e bombola, e giù in acqua. Appena messa la testa sotto il pelo del mare abbiamo conferma della tipologia di fondale immaginata.

La limpidezza dell'acqua consente quasi di contare gli steli di Posidonia a venticinque metri sotto di noi.
Siamo già da quindici minuti sul fondo quando sento un mugolio di richiamo da parte di Graziella, mi giro e ... meraviglia delle meraviglie ... vedo sfilare, a meno di un metro da me, un siluro argenteo di una cinquantina di chili, ornato nella parte superiore di una fantastica pinna gialla che ora abbassa, ora drizza a mo' di cresta. Ci guarda con attenzione, curiosità e bonomia. Ci guardiamo, occhi negli occhi (anzi, occhio il suo, puntato nei nostri).

In quel verdeazzurro, mare di sabbia coagulato nei suoi globi oculari, leggiamo giocosità, felicità, vitalità estreme.
Queste sensazioni ci trasmette, ci "contagia" vita e gioia!
Si allontana, sfrecciando davanti a noi. Temiamo di averlo perso ed invece eccolo tornare veloce.
Punta dritto, deciso su di me che sono pochi metri davanti agli altri. Devia all'ultimo mostrandomi il fianco al primo passaggio nascosto, fissandomi con l'altro occhio che prima non avevamo potuto vedere. Allo stesso modo si comporta con i miei amici per poi sparire nel blu profondo.

Cerimonia di saluto, penso tra me e me: intuite le nostre intenzioni amichevoli è voluto tornare indietro per salutarci. Riemersi tutti e tre con un sorriso che va da un lato all'altro del viso ci scambiamo le nostre impressioni.
Amicizia! So che ci prenderete per matti, ma anche questo abbiamo letto nell'occhio del Tonno.
E Peppe, allora ancora neofita delle immersioni e che fino a quel momento vedeva sotto forma di manicaretto ogni animale marino incontrato, ci confessa, con nostra grande soddisfazione, come per la prima volta non abbia visto il tonno trasformato in cibo!!

Spero di essere riuscita a portarvi sott'acqua con me e di avervi donato cinque minuti di leggerezza.

Termino con un detto dei pescatori siracusani: "Tempu bonu e malu tempu non addura tuttu u tempu", significa che alla tempesta segue sempre la bonaccia e che le traversie della vita hanno anch'esse termine. Che sia di buon auspicio per noi tutti in questo momento perché alla caduta inevitabilmente seguirà una risalita che ci vedrà più consapevoli e migliori. In tempi duri, quando la tempesta incalza bisogna mettere l'imbarcazione alla cappa e aspettare senza perdere le speranze. E allora, come ci diceva mio padre Enzo nei momenti difficili, per noi tutti ... "Prua al mare!"

Patrizia con il padre Enzo Maiorca

Patrizia con il padre Enzo Maiorca

Patrizia con il padre Enzo Maiorca

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