Giovedì 28 Maggio 2020

Reb or not reb: questo è il dilemma

di Redazione FIAS

È la domanda che ci siamo posti fin da subito, da quando abbiamo iniziato ad attendere in decompressione gli amici che in circuito chiuso doppiavano i nostri tempi di fondo per poi risalire in barca insieme a noi. Cosa non riesce a fare la pressione parziale dell’ossigeno costante, eh? Tuttavia il passaggio dal circuito aperto al REB, e questo lo abbiamo scoperto soltanto dopo aver intervistato un centinaio di persone, è davvero articolato.

È buffo, ma abbiamo appreso che il REB incontrava il nostro interesse mentre stavamo girando le riprese di Oltre il relitto in Sardegna, il nostro lavoro precedente (Magenes, 2014). Vennero a farci visita due cari amici per darci un aiuto e lì abbiamo intuito ciò che è poi apparso chiaro soltanto dopo. L’immersione con il REB è un altro andare. Un altro viaggio appunto, un percorso ambientato sempre nel medesimo elemento, ma con regole e procedure differenti. In questo progetto alla scoperta del REB, i nostri compagni di viaggio sono forse gli ultimi veri esploratori ad avventurarsi nell’ambiente meno conosciuto al mondo, il mare.

Se poi consideriamo che l’acqua copre circa il 71% del nostro pianeta e che possiamo dire di conoscerne soltanto una piccola parte, molto vicina al 5%, tutto ciò assume un valore rilevante. Essendo il nostro modus operandi molto pragmatico ed empirico, ci siamo confrontati con i più autorevoli subacquei ed esperti di REB,

ai quali abbiamo rivolto alcune domande per entrare nell’affascinante dimensione, quella del REB appunto, tanto amata, discussa e controversa all’interno della comunità subacquea internazionale. Partendo dall’assunto che i nostri interlocutori sono tutti felici e convinti utilizzatori di rebreather, le domande poste loro per entrare in questa dimensione vertono sulla tipologia di rebreather utilizzato e sul perché di tale scelta.

Qualcuno predilige la doppia elettronica, qualcun altro si immerge soltanto con i meccanici o i moltiplicatori di gas, insomma il lettore verrà proiettato nell’affascinante e controverso mondo della subacquea senza bolle e delle sue mille diatribe, che proveremo a rendere comprensibili a tutti, inclusi noi stessi. Una parte del manoscritto è dedicata al percorso che effettua un subacqueo quando si affaccia al mondo del circuito chiuso.

Nella fattispecie ci siamo messi in gioco studiando e analizzando, sotto la guida dei più autorevoli istruttori italiani, le macchine più diffuse al momento evidenziandone i rispettivi punti di forza. Un’ambiziosa avventura alla scoperta del magnetismo che esercitano i REB, con uno sguardo alle procedure e alle macchine più usate dai sommozzatori più apprezzati al mondo: da Leigh Bishop a Roberto Rinaldi e da Jarrod Jablonski a Richie Kohler, senza dimenticare Alessandro Fenu e Casey McKinlay del WKPP e l’olandese Pim Van Der Horst.

E ancora i nostri Aldo Ferrucci, Gigi Casati, Edoardo Pavia, Gabriele Paparo e la lista dei nostri top diver è soltanto all’inizio. Lontano dai luoghi comuni e dalle frasi preconfezionate lette sul web, il nostro coraggioso lavoro trova il suo imperativo categorico nel mostrare i REB per quello che sono realmente: delle fantastiche macchine dalle incredibili potenzialità che, come mai nessun altro strumento in precedenza, hanno integrato l’uomo al Mare. Tratto da Dimesione REB by Argonautikon di D’Aquino, Perozzi, Lucarini


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